sabato 6 giugno 2015

Cioccolato fondente e immersioni



Il cioccolato sembra essere il cibo consigliato prima di un'immersione subacquea, per migliorare la risposta individuale allo stress dell’immersione e ridurre il rischio derivante dallo sviluppo di bolle gassose nei vasi sanguigni. Si allontanerebbe così lo spauracchio dell'embolia gassosa. Lo ha spiegato il prof. Alessandro Marroni, presidente del DAN (Divers Alert Network) Europe, nel convegno “L'Expo con le pinne” svoltosi a Milano.
Studi scientifici eseguiti in tutto il mondo avevano già accertato che i flavonoidi contenuti nel cioccolato fondente, agendo da antiossidanti, rallentano il declino cognitivo della mente ed esercitano un'azione antidepressiva, antinfiammatoria, antipertensiva e antitrombotica.
Il DAN ha portato la propria ricerca sott'acqua, applicandola a 20 apneisti e a 42 subacquei con le bombole.
Risultato: gli antiossidanti del cioccolato fondente sono in grado di combattere i radicali liberi prodotti durante l’immersione e l’assunzione di 30 grammi di cioccolato fondente, un’ora prima dell’immersione in apnea e un’ora e mezza prima dell’immersione con le bombole, può prevenire la disfunzione endoteliale all'interno delle arterie.

Un primo studio ha coinvolto 20 apneisti, divisi in due gruppi di 10, che hanno effettuato immersioni con profondità massima di 20 metri. Ai subacquei del primo gruppo sono stati fatti ingerire 30 grammi di cioccolato fondente (cacao 86%), 60 minuti prima dell’immersione. Il secondo studio è stato invece condotto su 42 subacquei, anch’essi divisi in due gruppi di pari numero, i quali si sono immersi con ARA per 20 minuti, alla profondità massima di 33 metri. Anche in questo caso il primo gruppo ha mangiato una barretta di cioccolato fondente, 90 minuti prima dell’immersione. Al termine delle immersioni, i test effettuati in entrambi gli studi hanno mostrato come il primo gruppo (quello che aveva assunto cioccolato) abbia avuto un aumento significativo della dilatazione flusso-mediata dell’arteria brachiale (metodo ecografico per la valutazione della funzione endoteliale), mentre nel secondo gruppo ne è stata addirittura riscontrata la riduzione. 

Tratto da: www.scubaportal.it 
Autore: Cristian Pellegrini

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